Paolo e Ugo Sereni – approfondimento

Ugo Sereni (il primo in basso a destra) in una foto di classe

Nel 1943, a causa dell’occupazione da parte dell’esercito tedesco, Paolo e Ugo insieme al padre, dovettero scappare a Belluno e successivamente a Milano, dove Ugo provò ad organizzare il passaggio in Svizzera insieme al suo amico e compagno di scuola Adolfo Nunes Vais senza, però, alcun successo. A marzo del 1944, quando Paolo non aveva ancora diciassette anni, tornarono a Venezia dopo aver scoperto che la loro madre era malata e uno di quei giorni, mentre erano a casa, vennero arrestati da funzionari tedeschi. Paolo, suo fratello e suo padre vennero portati in carcere a S. Maria Maggiore. In seguito venne arrestata anche la loro madre dopo che si era recata a chiedere loro notizie. 

Dopo essere stati trasportati in corriera a San Sabba, nel 1945 Paolo e i suoi fratelli vennero deportati a Ravensbruck, mentre loro padre fu deportato ad Auschwitz. 

La madre di Paolo e Ugo venne uccisa dopo essere tornata a reclamare il denaro che le era stato estorto a più riprese dal comandante tedesco Franz Stangl e il delatore Mauro Grini per evitare l’arresto . 

Paolo è stato l’unico della mia famiglia a sopravvivere e, a novembre del 1945, decise di tornare a Venezia per portare avanti l’attività del loro negozio di famiglia. 

I ricordi che ha del 1942-1943 non sono solo infelici, ma riguardano anche momenti di svago e divertimento, passati con amici e amiche di altre scuole come il Foscarini, Marco Polo, Suore di Nevers. Insieme andavano al cinema oppure passavano le estati al Lido.

L’8 settembre 1943 l’occupazione dell’Italia da parte dell’esercito tedesco sorprese molti  residenti ebrei. La madre di Paolo e Ugo, Giannina Bordignon, cattolica, rimase a Venezia con la figlia Elena, per legge anche lei considerata cattolica. 

Paolo, con Ugo e il padre, invece, vennero accolti vicino a Belluno, nella villa di un carissimo amico, grazie al quale dopo un paio di mesi si trasferirono a Milano. 

Dopo la pubblicazione del decreto Buffarini Guidi, che disponeva l’internamento in campi di concentramento degli ebrei italiani, decisero di rimanere nascosti a Milano per non rischiare di essere presi come era successo ad alcuni loro conoscenti. Qualche tempo dopo la loro madre, ancora a Venezia e molto malata, li pregò di raggiungerla confidando sulle norme per gli ebrei “misti”, quindi nel 1943 riuscirono a tornare a Venezia, sempre nascosti e in allerta. 

Nel 1944 con il susseguirsi di vari avvenimenti, c’era aria di speranza: piano piano le grandi città italiane e gli altri paesi alleati vennero liberati. Per Paolo e la sua famiglia però, la speranza svanì perché furono tutti rinchiusi nel carcere di Santa Maria Maggiore. 

Nota sull’espulsione e successivo rientro di Elena Sereni

Fonti: testimonianza di Paolo Sereni

Contenuti realizzati dagli studenti del Liceo Benedetti Tommaseo di Venezia