Bartolomeo Meloni (1900 – 1944)

Nato a Cagliari nel 1900, si laurea in ingegneria al Politecnico di Torino e trova lavoro come ispettore generale per le Ferrovie dello Stato a Venezia. Nel 1936 prende la tessera fascista, ma non partecipa mai alla vita del regime. Dopo l’armistizio dell’8 settembre aderisce al Partito d’Azione, anche se con alcune incertezze dovute al problema di conciliare la fede cristiana con i presupposti politici degli azionisti, che perseguivano ideali laici e socialisti.

Armando Gravagnin, tra i fondatori del Partito d’Azione e sindaco di Venezia dopo la Liberazione, ricorda nel suo libro di memorie di aver conosciuto Meloni, e lo descrive con queste parole:

Mi convinsi che Meloni era veramente il primo tra i ferrovieri, il primo per elezione spontanea, naturale, non discutibile, il primo perché il migliore“.

Insieme ad altri ferrovieri sotto la sua direzione da il via a numerose opere di sabotaggio, che avvenivano in presenza della scorta tedesca, dando impressione di svolgere il normale lavoro ferroviario. Tali azioni erano mirate sia a danneggiare i treni usati dai soldati tedeschi, sia ad aiutare i militari italiani rimasti bloccati a Venezia con il rischio di essere catturati e deportati dai nazisti.  La fitta attività organizzata da Meloni sarà importante per la creazione della X e XI Brigata Matteotti e garantirà un presidio partigiano nella Stazione di Santa Lucia a Venezia, che sarà occupata senza danni durante le giornate dell’insurrezione.

La fitta attività organizzata da Meloni sarà importante per la creazione della X e XI Brigata Matteotti e garantirà un presidio partigiano nella Stazione di Santa Lucia a Venezia, che sarà occupata senza danni durante le giornate dell’insurrezione.

Un’attività così intensa mancava però di cautela: concentrare in un periodo così ristretto un numero troppo alto di attività di sabotaggio si rivelò rischioso, perché attira l’attenzione della Gestapo.

Il registro del carcere di Santa Maria Maggiore

Bartolomeo Meloni viene catturato poco dopo l’inizio della sua lotta. Il 4 ottobre 1943, fu rinchiuso nel carcere cittadino di Santa Maria Maggiore e successivamente venne deportato a Dachau, dove muore il nove luglio del 1944.

Don Giovanni Fortin, suo compagno di prigionia lo ricorda così:

Ci incontrammo i primi giorni ed ivi scambiammo le nostre impressioni; e dico il vero, mai ho trovato un’anima così aperta, un’anima così profondamente conoscitrice delle umane miserie, un’anima che sentisse veramente il palpito di amore e di tenerezza fraterna per i sofferenti“.

La sua figura ha lasciato un segno importante nella memoria della Resistenza veneziana: oltre alla pietra d’inciampo (la prima posata in città il 12 gennaio 2014, Campo drio la Chiesa, Cannaregio 4468), a lui sono dedicate anche una targa sul binario 8 della Stazione di Santa Lucia e un’altra nella sala maggiore del Palazzo delle Prigioni.

Fonti: Giulio Bobbo, Venezia in tempo di guerra 1943-1945, pref. Marco Borghi, Il Poligrafo, Padova, 2005, pp. 114-116; Triangolo rosso, a cura dell’ANED, anno XXXVI, n. 4-8 aprile- agosto 2020, pp. 52-53; https://www.laboccadelvulcano.it/it/bartolomeo-meloni/469-bartolomeo-meloni.html

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Targa dedicata a Bartolomeo Meloni, Fondamenta Santa Lucia

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