Teatro Carlo Goldoni

La “beffa” del Teatro Goldoni è forse l’operazione più famosa portata avanti dal movimento partigiano di Venezia. Vede coinvolta una buona parte della “Brigata Biancotto” ed era controllata dal commissario politico Giuseppe Turcato.

La ‘beffa” costituisce un’operazione partigiana molto particolare: non è un’azione tesa a creare un danno o un sabotaggio, ma a mettere in discussione il controllo del territorio delle truppe nazi-fasciste, a pochi giorni dalla Liberazione.

Nei primi mesi del 1945, la questura di Venezia, le Brigate Nere e la GNR avevano attaccato molto duramente la resistenza veneziana ma al contempo c’era la necessità di preparare il terreno per l’insurrezione.

Turcato decide quindi di portare a termine questa particolare operazione: il piano era quello di occupare un teatro durante una rappresentazione, fare un comizio antifascista e andarsene, così da cominciare a mettere in crisi il controllo dei fascisti. Secondo Turcato in quel momento non c’era la necessità di fare vittime, piuttosto quella di far capire alla popolazione che i fascisti non erano invincibili e che era possibile combatterli.

Viene scelto il Teatro Goldoni: Turcato lo sceglie perché è vicino al Canal Grande, ha diverse uscite e quindi rende possibile arrivare ed allontanarsi facendo perdere le tracce.

Si decide di agire quando in scena c’è “Vestire gli Ignudi” di Pirandello, l’11 marzo del 1945. Il gruppo che partecipa all’azione è composto quasi interamente da ragazzi giovani più membro di appoggio più anziano. L’operazione però salta all’ultimo a causa di un allarme aereo che fa evacuare il teatro. Si decide di agire la sera successiva.

Appena entrati in azione vennero messi in condizione di non nuocere i poliziotti e il personale di servizio; a loro volta gli attori e gli inservienti non si fecero ripetere due volte l’invito. 

Alle ore 21.16 Arcalli, Padoan, Chinello, mascherati e armi in pugno, entrarono sulla ribalta e tennero comizio. “Nessuno si muova! Se in teatro c’è spia e traditore fascista venga fuori che riceverà piombo partigiano” fu gridato dell’interno dalla voce di Citton. Chinello si mise al centro della ribalta (erano state intanto accese le luci) e rivolse al pubblico la parola di incitamento:

“Veneziani, l’ultimo quarto d’ora per Hitler e i traditori fascisti sta per scoccare. Lottate con noi per la causa della Liberazione nazionale e per lo schiacciamento definitivo del nazifascismo. La Liberazione è vicina! Stringetevi intorno al Comitato di Liberazione Nazionale e alle bandiere degli eroici partigiani che combattono per la libertà d’Italia dal giogo nazi-fascista.

Noi lottiamo per poter garantire, attraverso la democrazia progressiva e l’unità di tutti i partiti antifascisti, l’avvenire e la ricostruzione della nostra Patria. A morte il fascismo! Libertà ai popoli! Viva il fronte della Gioventù! 

Signore e signori, buonasera e arrivederci.”

Nello stesso tempo Arcalli e Padoan, ai due lati, sempre tenendo sotto il tiro delle armi i fascisti presenti […] lanciarono numerosi manifestini. Prima di uscire Citton salito pure lui sulla ribalta, secondo le istruzioni, gridò: “Nessuno si muova! Il teatro rimane circondato per mezz’ora”.

Testimonianza di Giuseppe Turcato “Marco”
Foto di gruppo dei partecipanti alla “Beffa”

In realtà loro fuggono immediatamente, raggiungono la gondola di una delle persone che ha partecipato all’azione (Delfino Pedrali “Gastone”) e scappano. Nel teatro non c’erano solo civili ma anche fascisti e tedeschi in divisa e armati, ma nessuno interviene. Il fatto che avessero il morale basso, perché sapevano che la guerra era quasi alla fine, era stato calcolato durante la pianificazione dell’azione. Il giorno dopo si diffonde la voce che una brigata partigiana a tenuto sotto ostaggio l’intero teatro e da un primo colpo fondamentale alla credibilità dei nazifascisti che in quel momento si basava sostanzialmente sulla violenza. È un primo passo per la liberazione che avverrà qualche settimana dopo.

Fonti: 1943-1945. Venezia nella Resistenza, a cura di G. Turcato, A. Zanon Dal Bo Comune di Venezia, Venezia, 1976, p. 255; Vite partigiane. Racconti resistenti 1945-2015, a cura di Giulio Bobbo, Cierre Edizioni,
Verona, 2016, p. 71 – 73

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