Riva dei Sette Martiri

Originariamente denominata Riva dell’Impero, in riferimento all’Impero Italiano costituito da Mussolini, venne costruita negli anni ’30 del Novecento al posto di una lunga sequenza di cantieri navali.

Durante la seconda guerra mondiale, a seguito della comparsa di un soldato tedesco, viene scelto dall’esercito nazista come luogo di rappresaglia contro le forze partigiane. La scelta di questo luogo vuole essere anche una plateale lezione per gli abitanti di Via Garibaldi, da sempre zona antifascista.

La mattina del 3 agosto 1944, sette prigionieri politici detenuti nel carcere di Santa Maria Maggiore furono qui condotti e fucilati davanti a 500 abitanti del quartiere precedentemente rastrellati ed obbligati ad assistere alla fucilazione. I cadaveri vennero poi lasciati esposti per diversi giorni.

Il corpo del soldato tedesco scomparso venne ritrovato pochi giorni dopo, in mare: non presentava ferite e probabilmente era caduto in mare ubriaco durante una notte di festeggiamenti.

A conflitto terminato, la fucilazione venne considerata rappresaglia di guerra e non ci fu processo.

Aliprando Armellini (24 anni) Vercelli, partigiano combattente

Gino Conti (46 anni), animatore della Resistenza nel Caverzerano

Bruno de Gasperi (20 anni) Trento, renitente alla leva

Alfredo (20 anni) e Luciano (19 anni) Gelmi, Trento, renitenti alla leva

Girolamo Guasto (25 anni), Agrigento

Alfredo Vivian (36 anni), Venezia, comandante militare partigiano.

Fonti: G. Turcato e A. Zanon Dal Bo (a cura di), 1943-1945. Venezia nella Resistenza, Venezia, Comune di Venezia, 1976, pp. 235-242; IVESER

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Foto dei Sette Martiri

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