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Nato a Livorno nel 1885, consegue il titolo di rabbino nel 1907 presso il Collegio Rabbinico di Livorno e, contemporaneamente, la laurea in Giurisprudenza all’Università di Pisa.
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Nel 1911 viene nominato rabbino a Venezia e si trasferisce in città con la moglie Regina Tedeschi, che lo aiuterà sempre nel suo impegno quotidiano, anche al sopraggiungere della cecità.
Proprio a causa della grave miopia durante la prima guerra mondiale viene escluso dal servizio militare, ma si impegnò per aiutare i profughi ebrei.
Ottolenghi si impegna molto anche nell’organizzazione della beneficenza, nell’educazione dei giovani e nello studio della storia degli ebrei di Venezia.
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Resta in città anche dopo la prima grande retata effettuata nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 1943, per continuare ad assistere i membri della Comunità ebraica ancora presenti a Venezia.
La moglie riesce a mettersi in salvo grazie all’aiuto del notaio Elio Gallina di Treviso.
Viene arrestato con gli ospiti della Casa Israelitica di riposo il 17 agosto 1944 e deportato ad Auschwitz, dove muore.
Oltre alla pietra d’inciampo posta il 14 gennaio 2015 (Cannaregio 2346/B), a lui sono dedicate una targa in Ghetto e una parte del Bosco di Mestre.
Fonti: CDEC, IVESER, YAD VASHEM, RabbinoOttolenghi.it
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