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Amalia e Lina sono nate a Venezia da Attilio Navarro (muore nel 1934 a causa di una grave malattia) e Giuditta Aboaf. Hanno due fratelli: Bruno (1916) e Achille (1921).
Durante l’occupazione tedesca di Venezia restano a Venezia con la madre e il fratello Achille, mentre Bruno trova rifugio in un convento a Roma.
Riescono a sfuggire alla grande retata della notte tra il 5 e il 6 dicembre 1943 e per un po’ trovano rifugio da una cugina moglie di un cattolico. A seguito di una delazione vengono arrestati il 5 maggio 1944 e portati nel carcere di Santa Maria Maggiore, dove restano fino al 30 maggio.
Vengono poi portati al campo di Fossoli e in seguito ad Auschwitz, il 24 giugno.
Al loro arrivo la madre (nata nel 1894) viene subito mandata alle camere a gas, mentre Amalia, Lina e Achille vengono immatricolati. Achille morirà alcuni mesi dopo.
Il 31 ottobre 1944 Amalia e Lina vengono trasferite a Berghen-Belsen e poi a Raghun (sottocampo di Buchenwald) il 7 febbraio 1945. A metà aprile vengono spostate a Theresienstadt, che era stata liberata e si trovava sotto l’amministrazione della Croce Rossa.
Poco dopo si spostano a Praga (in un istituto di accoglienza per ex prigionieri chiamato “Casa d’Italia”) e infine in un campo di raccolta a Wiener Neustadt, vicino a Vienna. Tornano in Italia il 20 agosto 1945, dopo essere passate per l’Ungheria e ancora per l’Austria.
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A Venezia riescono a prendere nuovamente possesso della loro casa. Amalia trova lavoro presso una ditta e Lina come guardarobiera in un hotel.
Nel 1950 Lina sposa Mario Saba e i due hanno una figlia.
Amalia è morta nel 2004 e Lina nel 2000.
Fonti: Maria Teresa Sega, Il banco vuoto. Scuola e leggi razziali. Venezia 1938-45, CIERRE edizioni, Verona, 2018, pp. 99-102; Amalia Navarro, Siamo ancora vive!, Edizioni Messaggero, Padova, 2002; CDEC; IVESER; FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH ROMA.
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