L’antifascismo al Liceo Benedetti

Dalla testimonianza dello studente del liceo Benedetti Ivone Chinello detto “Cesco”:

“Il fascismo appariva a me, come a tutti i miei compagni, il volto naturale dell’Italia, essendoci stato istillato il virus della “grande patria” che costruiva il suo grande destino. Era impossibile sottrarsi se non alla condizione, il più delle volte causale, che qualcuno squarciasse il velo”.

Nel 1939-40 al Liceo Benedetti, gli studenti, su ordine delle organizzazioni fasciste, uscendo dalla scuola, fecero alcune dimostrazioni in favore dell’entrata in guerra a fianco della Germania.

Cesco Chinello una mattina vi aveva partecipato con alcuni compagni, rientrati in aula il giovane professore di storia e filosofia Sandro Gallo li investì con parole veementi: “Voi giovani impacchettati di civiltà moderna, di re, imperatori e duci, fate le dimostrazioni per la guerra e io vi frego”. Li interrogò e diede loro 3 o 4. Il velo era squarciato!

Chinello era sconvolto: una lezione di vita, una “didattica d’assalto per incidere nelle coscienze”.

Chinello ricorda che nella sua classe, insegnati e studenti, tranne uno, erano tutti antifascisti. Il Benedetti era diventato un vero e proprio centro resistenziale.

PER APPROFONDIRE TOCCA CESCO CHINELLO LA SECONDA PERSONA IN PRIMA FILA DA DESTRA.

Testo elaborato dagli studenti del Liceo Benedetti-Tommaseo

L’antifascismo al Liceo Benedetti approfondimento

La foto ritrae Cesco Chinello con alcuni compagni antifascista, protagonisti dell’episodio più famoso della resistenza veneziana: la beffa del teatro Goldoni del 12 marzo del 1945.