La propaganda fascista

A partire dalla seconda metà degli anni venti, il fascismo divenne una dittatura totalitaria: un sistema politico in cui tutti i poteri furono controllati da un solo partito e con un solo capo, Benito Mussolini. Egli dominò l’intera società attraverso un controllo centralizzato della politica, dell’economia e della cultura e impose un’unica ideologia su cui indirizzare il consenso popolare. Il regime fascista sfruttò al meglio i “nuovi” mezzi di comunicazione di massa, che permisero una rapida diffusione degli ideali del partito. Lo Stato prese il completo controllo sui mezzi di propaganda: cinema, radio e giornali, a cui venne imposta una rigida censura. La radio fu il mezzo fondamentale come strumento di propaganda e diventò la voce ufficiale dello Stato: venivano trasmessi i discorsi tenuti dal Duce, le marce ufficiali e le conversazioni sul razzismo.

Anche la stampa fu uno dei principali mezzi di propaganda, tanto che, per attuare il controllo sull’informazione, il regime acquistò le maggiori testate giornalistiche. Nei quotidiani il periodo del fascismo fu descritto come un modello storico di pace e moralità, censurando tutte le notizie di cronaca nera e i fallimenti economici. Mussolini decise chi doveva essere il direttore di ogni giornale, che doveva essere iscritto al partito fascista. Inoltre ogni quotidiano venne sottoposto a dei controlli prima della pubblicazione delle notizie, sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime.

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Testo elaborato dagli studenti del Liceo Benedetti-Tommaseo

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