Alba Finzi

Quella mattina autunnale del 1938, entrando nell’aula trovai la mia amica Ada seduta al banco accanto al mio, che mi accolse con un sorriso. Contraccambiai il sorriso e mi sedetti a mia volta; Preparandoci per l’ora di disegno, qualcuno bussò alla porta dell’aula; sulla soglia apparve la bidella. La donna disse: “Alba Finzi è richiesta immediatamente in presidenza”. Stupite, le nostre compagne volsero il loro sguardo verso di me; titubante, mi alzai per seguirla. Sentivo i palmi delle mani sudati e mi tremavano le gambe, non avevo idea di cosa mi aspettasse, ma dallo sguardo del preside capii che non potesse essere nulla di buono: “Siediti Alba. Sono spiacente di comunicarti che devi raccogliere i tuoi libri e quaderni e lasciare immediatamente la scuola.”

“A quest’ora?”

“Sì, subito. Sei di razza ebraica. E’ arrivato l’ordine anche per gli ebrei misti.”

“Vale anche per domani?” sono le sole parole che sono riuscita a farfugliare.

“Per sempre. Sei ebrea. Sei radiata da tutte le scuole del Regno. Per sempre.” il tono era categorico. Rimasi attonita dalla sua imposizione. Tornai lentamente in aula e raccolsi velocemente le mie cose. Mi girai verso Ada che mi bisbigliò all’orecchio, farfugliando, parole che sul momento non avevano alcun significato per me. Sotto lo sguardo dell’intera classe, con le guance paonazze e stringendo forte la borsa al petto, uscii dall’aula. Passati alcuni giorni finalmente capii, Ada mi aveva fatto una promessa: “Ti aspetterò” aveva bisbigliato quella mattina. Venni a scoprire che si era imposta per mantenere il mio banco vuoto, per tutto il resto dell’anno scolastico.

Dalla testimonianza di Alba Finzi, 2004

Alba Finzi – approfondimento

Alba Finzi (a sinistra) con l’amica Ada Lotto