Cannaregio 3826

Dopo la sua elezione a presidente della Comunità ebraica di Venezia, Giuseppe Jona si impegnerà a difenderla dagli attacchi della stampa e dei fascisti.

Il 18 ottobre 1941 si recò dal direttore del quotidiano locale Il Gazzettino per dirgli:

Non sono così ingenuo da chiedervi ritrattazioni o rettifiche. Vengo a chiedervi qualcosa di molto più semplice: vi chiedo che sappiate nell’avvenire serbare una maggiore misura nella vostra campagna di persecuzione. Voi sapete bene che noi siamo un bersaglio senza difesa. Non possiamo reagire colla violenza, perché sarebbe provocare un massacro. Non possiamo reagire per le vie legali, perché saremmo inascoltati.

Dopo l’8 settembre 1943 Jona scelse di rimanere a Venezia come riferimento per chi non voleva o non poteva fuggire.

Di fronte alla richiesta delle autorità tedesche di consegnare una lista aggiornata degli ebrei rimasti in città e al timore che potessero costringerlo a collaborare, il 17 settembre 1943 si tolse la vita.

Gli ebrei a Venezia 1938 – 1945, a cura di Renata Segre, il Cardo, Venezia, 1995, pp. 89.

Jona, Giuseppe (1866 – 1943)