Convitto Nazionale Foscarini

Dopo l’8 settembre 1943 alcuni locali del Convitto nazionale “Marco Foscarini” furono utilizzati come centro di detenzione temporaneo per diversi ebrei, soprattutto donne e bambini. Tra questi c’era anche la famiglia Grassini formata dal padre Raffaele, la madre Lina e dai due figli Angelo e Mirna.

Dalla testimonianza di Loris Volpato, amico di Angelo Grassini:

Un giorno mia madre e mia zia Mary decisero di andare a trovarli e portarono anche me e mia sorella. Andammo al Foscarini, la grande sala era piena di gente, una visione che non dimenticherò mai. I volti delle persone fermate erano tesi; quelli dei grandi esprimevano preoccupazione e paura, i bambini erano stanchi e in lacrime. Intanto mia madre aveva trovato i nostri amici; fu allora che un questurino le diede un consiglio: “Quando andrà via porti anche i piccoli della signora”. Purtroppo la mamma non accettò di separarsene: “Io non ho fatto nulla di male, perché dovrei privarmene?”

Maria Teresa Sega, Il banco vuoto. Scuola e Leggi razziali. Venenzia 1938-45, Cierre Edizioni, Verona, 2018, p. 126

Convitto Nazionale Marco Foscarini