Le conseguenze del razzismo fascista

“La persecuzione degli ebrei varata nel 1938 violentò gli uomini, le loro identità, le loro coscienze, i loro rapporti sociali, i loro affetti.” Per la prima volta nella storia dell’Italia unita, una parte dei cittadini dello Stato furono oggetto di una specifica legislazione discriminatoria che escludeva di fatto gli ebrei, identificati come “appartenenti alla razza ebraica”, dalla nazione. Il documento Il fascismo e i problemi della razza divenne “la base ideologica e pseudo-scientifica della politica razzista dell’Italia fascista, superando, nelle intenzioni, il razzismo antisemita prescientifico, basato su una pregiudiziale religiosa e ‘comportamentale’.”

Come illustrato da Marcello Aprile, rispetto agli stereotipi del razzismo fascista, per quanto “Il Manifesto della razza e l’attività degli antropologi (soprattutto quelli della Sapienza)” tentino di riportare il razzismo fascista a presunti motivi biologici, l’antisemitismo della martellante propaganda di regime è dettata da un miscuglio tra i vecchi stereotipi, in parte rivenienti dal sempreverde antigiudaismo cristiano, e le nuove forme di propaganda, che includono largamente la diffusione di fake news.

Le due tendenze dell’antisemitismo fascista  sono quindi quella “mistico-religiosa-complottistica” e quella “biologico-razziale”; esse si mescolano liberamente nei pamphlet antisemiti e nelle riviste, a cominciare da La difesa della razza.”

Michele Sarfatti, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Einaudi, Torino, 2002, pp. 41-43.

Debora De Fazio, Il Manifesto della razza e la concezione biologica del razzismo fascista, Treccani online, 5 novembre 2018.

Marcello Aprile, Gli stereotipi del razzismo fascista, Treccani online, 5 novembre 2018.