L’intervento del Segretario nazionale al Congresso della Federazione Dirstat

XIV CONGRESSO NAZIONALE FEDERAZIONE DIRSTAT  :  ROMA 1,2,3 LUGLIO 2005

Intervento del Segretario Nazionale dell’Associazione Dirstat comparto Università dr. Francesco Sorrentino

L’Associazione è presente in circa il 25% delle Università statali, è assente nelle Università pubbliche non statali; non raggiunge i limiti minimi di rappresentatività per il Comparto Università, area del personale tecnico amministrativo; i tentativi esperiti di collegarsi con sigle rappresentative, non supportati dalla Federazione, non hanno avuto successo; vigono solo alcuni accordi locali che consentono attraverso delega di partecipare alla contrattazione decentrata di singolo Ateneo;è stata rappresentativa finora nella separata area del personale dirigente; incertezze esistono per l’avvenire, in relazione allo spostamento nel nuovo comparto Università/Ricerca. La frammentazione della rappresentanza, conseguenza della frammentazione degli Atenei, ognuno autonomo, costituisce un problema; si è tentato di superarlo attraverso la creazione di un sito web unico nazionale, tale da divenire punto di riferimento, di dibattito, di trasparenza per tutti ( vedi pubblicizzazione contratti integrativi decentrati d’Ateneo per i dirigenti.

Sussiste ancora una certa difficoltà ad instaurare normali relazioni sindacali con molti Atenei, che si rifiutano perfino, in alcuni casi non isolati, di fornire i dati sulle iscrizioni alla Dirstat.

Il Comitato di settore non ha ancora approvato le linee guida per il CCNL dei dirigenti scaduto da 3 anni e 6 mesi, che scadrà tra 6 mesi! Quindi prima ancora di entrare in vigore, probabilmente!

Scarsa o nulla la partecipazione dei colleghi alla formulazione delle proposte sindacali.

In via di attivazione a giorni un settore del sito web dedicato alla pubblicizzazione di studi e ricerche su temi sindacali, professionali, nonché alla diffusione di buone pratiche, oggetto di verifica scientifica; ciò anche per sopperire alla carenza di partecipazione degli iscritti. Il settore studi e ricerche è alimentato dagli esiti di convenzioni stipulate con vari Dipartimenti universitari da parte di Diruniv per la redazione di tesi di laurea, laurea specialistica o magistrale, master, dottorato su temi proposti da Diruniv, da pubblicizzare sul sito web di Diruniv per elevare le conoscenze aggiornate dei quadri e dei dirigenti, far conoscere le nuove teorie, far conoscere al management universitario i nuovi laureati e/o futuri ricercatori nei campi amministrativo, gestionale ecc.

L’autonomia delle Università in generale e in particolare quella relativa alla scelta dei modelli organizzativi incide sull’assetto e sul ruolo della dirigenza universitaria. Non esiste la dirigenza stabile di I fascia, data la precarietà del ruolo di Direttore Amministrativo. Esiste tanto precariato dirigenziale che si aggiunge alla precarietà del ruolo del Direttore Amministrativo. Più dirigenti, più precariato!

 Il rapporto spesa del personale/finanziamento statale = 90% FFO rende difficile, in assenza della fissazione per legge o per CCNL di comparto di precisi parametri vincolanti per ogni Ateneo ( 1 dirigente ogni x unità di personale doc. – non doc./ ogni x studenti / ogni x corsi di laurea/ x % di dirigenti a tempo determinato come limite massimo ),l’indizione di nuovi concorsi per dirigente a tempo indeterminato. Questo perché mancano attualmente linee direttive generali a cui gli Atenei debbano attenersi; l’art. 27 del D.L.vo 165/01 non è considerato vincolante dagli Atenei: infatti, a fronte delle percentuali per incarichi esterni previste per i Ministeri, negli Atenei tra incarichi dirigenziali a quadri interni e incarichi ad esterni, tutti frutto di selezioni quasi sempre dagli esiti scontati, comunque tutti a tempo determinato, a volte si arriva anche al 70% di precariato e dopo 2/3 anni al massimo, se il risultato non è conforme a quanto voluto dagli Organi di Governo ( in specie dalla docenza ),se va bene, l’incarico non è rinnovato e forse ci sono speranze di recuperare un posto da quadro, ma se va male si finisce nel porto delle nebbie.

Eppure la situazione sopradescritta non risulta sia stata oggetto di rilievo da parte dei Collegi dei Revisori, degli Ispettori del Ministero dell’Economia, dell’Igop ecc.. Occorre che per legge o per CCNL si fissino parametri massimi, da rapportare all’organico di ogni Ateneo, tra tempi determinati e tempi indeterminati. La contrattazione decentrata obbligatoria per CCNL è spesso un optional ! e l’Aran e i Collegi dei Revisori?

La debolezza del ruolo è bilanciata a volte dalla forza di singoli, soprattutto esterni, che riescono ad ottenere con contratti individuali trattamenti che superano i limiti massimi del contratto di comparto, creando tensioni con i colleghi, instaurando un rapporto conflittuale con parte delle risorse umane assegnate alla struttura, in relazione alla diversa impostazione professionale di provenienza.

Il Decreto interministeriale che fissa il trattamento economico dei Direttori Amministrativi dal 2001 non è stato più adeguato e ogni Ateneo sta operando in libertà con soluzioni di adeguamento discutibili sul piano della legittimità.

Pur in questo quadro di grande difficoltà, perché disomogeneo, la dirigenza universitaria ha dato in questi anni un contributo notevole unitamente ai quadri, cat. D ed EP in particolare, all’implementazione del processo continuo di riforma degli Atenei a risorse calanti, in presenza del nuovo ordinamento didattico.

La regolamentazione per legge della dirigenza può sì frenare lo strapotere della docenza, ma può frenare anche la necessità di innovazione dei processi amministrativi, se non accompagnata dall’introduzione di sistemi di valutazione degli Atenei; occorre infatti che non solo la dirigenza sia valutata, ma anche chi è responsabile delle strategie, soprattutto i Senati Accademici e i Rettori che ne sono espressione e in seconda battuta i Consigli di Amministrazione. La valutazione deve avvenire da parte di autorità indipendenti, sia per l’aspetto scientifico, sia per l’aspetto finanziario/gestionale ( responsabilità della nomina dei componenti dei Consigli di Amministrazione  e responsabilità delle scelte negative di questi ultimi).

Il ruolo dei quadri nel comparto Università : è da rafforzare, sia per sveltire i processi, sia per evitare il proliferare di dirigenti e di precariato; un forte ruolo dei quadri in veste di professional garantisce la correttezza delle procedure, evita tirate per la giacca! Formati, ben pagati, di ruolo, con incarico per tempo adeguato, soggetti a valutazione su obiettivi e comportamenti organizzativi: questi i punti essenziali per il rafforzamento della categoria, serbatoio della dirigenza.Tenere conto dell’esperienza degli EP negli Atenei per la realizzazione della vicedirigenza per i Ministeri e per gli altri comparti, compreso il nostro.

Il CCNL del 27 gennaio 2005 per il PTA dell’Università ha enfatizzato con l’apposita sezione il ruolo degli EP,che hanno un loro fondo, autonomamente alimentato, non travasabile nel fondo del restante personale; il limite è che non tutti hanno diritto ad un incarico, per cui anche qui possiamo avere personale sottoutilizzato per ragioni non trasparenti e contemporanea presenza di consulenti vari.Tenere conto anche dell’esperienza delle posizioni organizzative ricoperte da personale di cat. D che usufruisce di indennità di posizione e di risultato.

Nuovo Statuto Dirstat: attenzione al rapporto tra Associazione e Federazione; dal testo emerge una Federazione forte e un ruolo marginale delle Associazioni, che stanno vivendo un momento di difficoltà; appare difficile e per certi versi pericoloso in presenza di Associazioni deboli creare una Federazione forte; sussistono difficoltà operative delle Associazioni per incertezza sulle risorse economiche, che vanno esplicitate ad inizio anno e assicurate tempestivamente, pena l’assenza di programmazione, di iniziative di partecipazione; quale ruolo per le più piccole che dovrebbero pagarsi a proprie spese la partecipazione alle riunioni del Consiglio Nazionale?

A proposito della proposta di una Confederazione Dirstat dobbiamo ricordare che la Federazione Dirstat non esprime tutti i comparti; storicamente ormai da decenni gli enti locali, il parastato non ne fanno più parte. Quali conseguenze dall’assenza di una grande Confederazione del management pubblico sulle Associazioni dei comparti più piccoli che non sono ora rappresentative?

Perché il fallimento del rapporto con la Confedir?

Perché una Confedir non visibile,non democratica?

E’ possibile modificare questo stato di cose senza indebolirsi? Perché tanti conflitti interni, soprattutto ,mi pare,nel comparto Ministeri?Occorre ridare visibilità, credibilità al management pubblico ! Questo può farlo solo un Sindacato moderno, efficiente, unito, sensibile alle esigenze tante volte disattese dei cittadini, destinatari e finanziatori principali dei servizi pubblici, un Sindacato che per il modo di operare diventi testimonial credibile di un nuovo modo di operare del management pubblico.

Occorre fare gruppo, unire tutti i comparti, per riacquisire forza di fronte agli interlocutori politici. Deludente l’azione dell’attuale Governo verso i problemi della P.A. e verso i quadri, anche delle componenti tradizionalmente più attente! Nonostante le attese e gli entusiasmi di alcuni di noi! Quali prospettive ove il quadro politico si ribalti nel 2006? E fino ad allora?

La nuova classe dirigente che uscirà dal Congresso deve porre con forza il problema dell’apertura  e rapida chiusura delle trattative per tutti i CCNL del comparto Università 2002 2005 da farsi, in linea con le impostazioni generali, tenendo conto delle specificità del comparto,deve porre con forza il problema del precariato a livello di incarichi dirigenziali, deve porre con forza a livello politico il problema della valutazione complessiva del sistema universitario di ogni Ateneo e il problema della governance degli Atenei, deve porre con forza il problema dell’emanazione del Decreto di equiparazione necessario per far partire le trattative sulla vicedirigenza nel comparto Università, deve intervenire in sede di linee guida per il DPF 2006 2008 indicando la necessità di porre tra le priorità l’istruzione, l’alta formazione, l’innovazione, la ricerca, la semplificazione burocratica, la concorrenza, quali fattori indispensabili per la ripresa dello sviluppo del Paese.

Grazie per l’attenzione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *